Storia della Pro Ticino Berna

La doppia nascita della Pro Ticino di Berna [1915-1918]

A Berna, la comunità ticinese sviluppa forme associative già parecchi anni prima della fondazione della Pro Ticino. Attorno al 1901 sorge, presumibilmente negli ambienti operai e artigiani, una Società di mutuo soccorso, di cui purtroppo sappiamo ben poco. A Berna esistono anche associazioni studentesche ticinesi e organizzazioni legate ai partiti politici. Manca però un’associazione generalista e apartitica.

Nel febbraio del 1913, un gruppo di ticinesi residenti nella capitale organizza una festa famigliare «in onore dell’On. Consigliere federale Motta e Spett. Famiglia». Da quell’iniziativa nasce l’11 gennaio 1914 l’Associazione ticinese; ne fanno parte un centinaio di membri, tra cui lo stesso Motta. Presidente è l’ingegner Luigi Vanoni, direttore generale dei telegrafi. Tra le iniziative dell’associazione c’è la pubblicazione nel 1915 di un libretto in ricordo delle manifestazioni pubbliche e private per l’elezione di Motta alla presidenza della Confederazione.

L’associazione gestisce anche un fondo di beneficienza per i ticinesi residenti o di passaggio a Berna che si trovano in difficoltà e all’occasione si impegna per trovare loro dei posti di lavoro.

Quando il 15 settembre 1915 un gruppo di rappresentanti delle comunità ticinesi di varie città svizzere si riunisce a Berna per discutere l’opportunità di fondare un’associazione dei ticinesi residenti fuori dal cantone, sono presenti ben cinque membri dell’Associazione ticinese. Fra di loro vi è anche Felice Gianini, che diventerà segretario generale della nuova associazione e più tardi redattore della rivista Ticino nonché presidente centrale. La riunione bernese, che nelle intenzioni della vigilia doveva essere puramente consultiva, si conclude con la fondazione della Pro Ticino. È formato un comitato provvisorio, alla cui testa viene nominato Augusto Rusca.

I promotori della nuova società contano ovviamente sull’Associazione ticinese di Berna per costituire una sezione nella capitale. Meno di due settimane dopo la riunione, Gianini e Rusca scrivono a Luigi Vanoni: «L’istituenda Associazione, o meglio federazione, si prefigge in più largo campo, gli stessi scopi a cui tende quella da Lei presieduta, ossia l’unione, l’aiuto e l’affratellamento di tutti i Ticinesi residenti nei cantoni confederati. Mira inoltre ad esercitare un’azione benefica di maggiore riavvicinamento e di migliore comprensione fra il Ticino ed il resto della Svizzera, a dissipare i malintesi e le diffidenze che purtroppo ancora esistono tra ticinesi e confederati. Aspira in una parola ad essere solido anello di congiunzione fra gli svizzeri di lingua italiana e gli svizzeri di lingua tedesca e francese», si legge in una lettera del 27 settembre 1915. Rusca e Gianini assicurano anche che la Pro Ticino intende essere «un fascio ticinese apolitico e areligioso»

Dopo aver valutato la compatibilità dei propri statuti con quelli della Pro Ticino, l’Associazione ticinese si riunisce in assemblea straordinaria il 27 novembre e approva «alla quasi unanimità» l’adesione. L’assemblea esprime però riserve sulla tassa sociale da versare alla Pro Ticino centrale.

La questione suscita un vivace dibattito all’assemblea dei delegati della Pro Ticino che si riunisce il giorno successivo a Zurigo per discutere gli statuti in vista dell’assemblea costitutiva. I delegati di Berna, Romeo Brignoni e Pietro Franscella, pur assicurando la totale adesione di Berna agli ideali della Pro Ticino, esprimono le riserve dell’Associazione ticinese sulla parte materiale degli statuti. Brignoni propone che la tassa sociale sia ridotta da 1 franco a 50 centesimi per ogni socio attivo. Non è una questione marginale: l’Associazione teme di perdere la propria autonomia versando alla Pro Ticino la metà della tassa sociale riscossa dai suoi membri. D’altro canto non vuole aumentare la tassa, per rimanere accessibile «a tutti i ceti sociali». Brignoni rileva: «Non dimentichiamo, signori, che i 2/3 dei nostri membri appartengono al ceto dei lavoratori; è giusto che anch’essi possano partecipare alla suddetta vita sociale senza troppi sacrifici pecuniari».

La proposta bernese solleva le proteste di molti delegati. Il presidente Rusca la ritiene «inaccettabile», un delegato di Neuchâtel, nella foga del discorso, arriva a definirla «schifosa». Alla fine è respinta. Ciononostante, l’Associazione ticinese non ritira la sua adesione alla Pro Ticino, a cui porta in dote i suoi 130 membri; il 12 dicembre 1915 lo stesso Luigi Vanoni presiede l’assemblea costitutiva della Pro Ticino che si tiene al Casino di Berna.

Già nel suo primo anno di attività come sezione della Pro Ticino, l’Associazione ticinese di Berna affianca alle manifestazioni che era solita organizzare una conferenza del consigliere nazionale Brenno Bertoni e una commemorazione del 1° di agosto. Insieme alla Società accademica di arte di Berna organizza inoltre una conferenza con Francesco Chiesa. L’adesione alla Pro Ticino sembra però continuare a suscitare perplessità fra i membri della società bernese. Nella maggior parte delle città svizzere le sezioni della Pro Ticino sono nate ex novo. Solo a Neuchâtel, Losanna e a Berna esistono già associazioni apartitiche che aderiscono collettivamente alla Pro Ticino.

L’Associazione ticinese continua a considerarsi un’entità autonoma, che tra le altre cose svolge attività in collaborazione con la Pro Ticino. Il fulcro della sua azione rimangono i momenti conviviali, le gite in comune, il gioco delle bocce allo Schwellenmätteli, le attività di beneficienza. «[L’Associazione ticinese] non è una società che possa perseguire alti scopi culturali, risultando di elementi troppo eterogenei. Essa deve perseguire il miglioramento educativo e culturale dei suoi soci e basta. Non è un’Associazione che voglia gettarsi a capofitto nella vita pubblica con sbandieramenti e colpi di gran cassa», scrive il vicepresidente Giuseppe Madonna, funzionario della Cancelleria federale, in un rapporto sulle attività dell’associazione del 1917. In queste parole si può forse leggere una presa di distanza dal programma della Pro Ticino. In ogni caso nel febbraio del 1918 l’Associazione ticinese decide di separarsi dalla Pro Ticino e si fa promotrice della fondazione di una sezione bernese autonoma. L’operazione ottiene l’avallo dello stesso Giuseppe Motta. La sezione della Pro Ticino è fondata una settimana più tardi; primo presidente è Mario Vanetti, che lavora alla Direzione generale delle poste.

Da quel momento, e fino al 1930, a Berna esistono due associazioni ticinesi apartitiche, che spesso collaborano, altre volte mantengono le distanze.

Il libro del centenario

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